SCOASSE
di Matteo De Giuli. In questo numero leggerete di festival che ritornano e plastiche che si nascondono, di polistirene e posidonia, di scrittori e ventilatori.
Benvenuti, questo è il numero centoquarantadue di MEDUSA, una newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not.
MEDUSA parla di cambiamenti climatici e culturali, di nuove scoperte e vecchie idee. Ogni due mercoledì.
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In questo numero leggerete di festival che ritornano e plastiche che si nascondono, di polistirene e posidonia, di scrittori e ventilatori.
Nel bosco di carrubi abbiamo visto due cavalli selvaggi, uno bianco e uno nero, poi fuori dagli alberi decine di capre e un grosso coniglio che scappava in mezzo al mirto, al lentisco, alle altre piante di cui non conosciamo il nome. Dopo mezza giornata è impossibile contare i che bello che ci siamo detti indicando i panorami, gli olivi piegati dal vento, la costa abbacinante, il mare, gli scogli, le altre isolette che girano attorno alla nostra.
Nel tardo pomeriggio ci perdiamo, il sentiero sfuma e le tracce spariscono tra i cespugli. Senza ragionare mi tuffo nella macchia costringendo A. a seguirmi. Il ginepro rosso non è salmastro ed arso, è tagliente, gli aghi ci graffiano le gambe, ci graffiano le braccia, le chiome sono alte, in alcuni punti troppo alte, non vediamo neanche il cielo. A. dice che ho fatto una cazzata e ha ragione, di sicuro sono anni che da qui non passa nessuno. I che bello si fanno molto più rari.
Ne usciamo dopo mezz'ora sanguinanti e nervosi, ma scorgiamo una baietta deserta accarezzata dall'acqua liscia del tramonto, la più bella della vacanza. Iniziamo a scendere e notiamo qualche busta appesa ai cespugli o rintanata in una buca, e tappi, sempre di più, e poi qualche bottiglia. Arrivati a riva scopriamo che la plastica, arenata tra i ciottoli e la posidonia secca, ricopre tutta la spiaggia. Non abbiamo mai visto una cosa del genere, nessuno ha mai visto una cosa del genere, pensiamo. Per lo più sembra roba antica, il design anni novanta dei contenitori e delle etichette scolorite. Bastoncini, tubi, taniche, giocattoli, pinne, maschere. Le scritte sono in croato, in italiano, in tedesco, in inglese, in greco, sono in cirillico su un tubetto di crema solare e su una confezione rotonda di – traduco con l'iphone – spratti fritti in salsa di pomodoro. Infilo una mano tra i ciottoli, la riempio, sollevo sassi e plastica, riesumo altri sassi e altra plastica.
C'è un brandello che spicca, bianco, quadrato, piatto. È il frammento di una targa con delle scritte in italiano, "...uele ...ccademia S.Marco-Giardinetti". Mando una foto a degli amici veneziani, loro riconoscono subito il pezzo di un cartello del vaporetto, di quelli che vengono appesi a lato delle imbarcazioni per indicarne il tragitto. Questo riporta, o meglio riportava, le ultime fermate della linea 2, un reperto "vecchio come il cucco", mi scrivono, visto che la grafica, la tratta e i nomi delle fermate nel frattempo sono cambiati.
Inizio a divagare: Venezia, quante volte ci sono stato, quante volte ho preso il vaporetto, quanti ne ho visti passare? È possibile che io e questo pezzo di plastica ci siamo già incontrati? E come ci è finito in Croazia, a centinaia di chilometri da casa? Quanto ci ha messo ad arrivare fin qui? Immagino un giorno di tempesta, vent'anni fa, un'onda che spezza in due l'insegna. Oppure un fisiologico cambio di segnaletica, arrivano i cartelli nuovi e quelli vecchi vengono buttati via. Questo cartello qui però cade in acqua, finisce in laguna, magari un barchino lo prende in pieno e allora si spezza, ed è solo un frammento, questo quadrato di venticinque centimetri che ora tengo in mano, che inizia a viaggiare. Qualche turista lo nota? Passa davanti al Redentore? Viaggia per la riviera a nord, Jesolo-Caorle-Bibione e poi Grado-Monfalcone-Trieste, oppure taglia subito dritto per Pola? E quanto ci mette, mesi o anni, così in mare aperto, strattonato dalle onde, prima di incontrare la corrente giusta, quella che lo deposita qui, su questa scogliera isolata, incontaminata, in una piccola isola croata, su una spiaggia raggiungibile a piedi solo dopo ore di graffi e bestemmie dove rimarrà a scolorire al sole senza alcun buon motivo per un altro migliaio di anni?
La brezza marina si intinge dell'odore oleoso di gas di scarico, il rombo di un gommone zittisce le cicale. Alla guida ci sono due bambini, avranno dieci anni, tedeschi, vengono di certo da una barca ormeggiata dietro la punta. Io alzo un sopracciglio e abbasso gli angoli della bocca, mentre scuoto la testa, una contorsione che vuole lasciar intendere ai due bambini che non solo, com'è ovvio, non siamo stati noi a buttare tutta questa plastica in spiaggia, come avremmo potuto?, ma che no, non ci sembra normale starsene a fare il bagno in un posto del genere, e che se quindi abbiamo già steso i teli da mare è solo perché non avevamo alternativa, ma questo non vuol dire che non siamo scossi, che non siamo allibiti, lo siamo, lo siamo. Loro ignorano la mia prestazione facciale, attraccano disinvolti il gommone, assicurano la corda agli scogli, alzano la testa, notano la plastica, non si stupiscono, non commentano, non prendono il cellulare per fare foto, non fanno smorfie. Si tuffano in acqua e iniziano a giocare. Per loro è normale? Sono già abituati a un panorama del genere?
Con A. non sappiamo che dire. Il sole è basso, il cielo è limpido e si sta arrossando, gli scogli sono bianchi, gli arbusti verde scuro, il mare è trasparente, è bianco, è celeste, turchese e indaco, le plastiche sono arancioni, sono viola, rosse, rosa e gialle. Cerchiamo di decifrare questo arcobaleno assurdo, il mare di relazioni, l'equazione che tiene assieme tutto, poi ci tuffiamo anche noi, finché l'acqua è così bella.
#1 PLASTICA, CHI SEI?
Anni fa in una lista di consigli di lettura includevamo Piccola cosmogonia portatile di Raymond Queneau, un poema che, in quanto cosmogonico, parla la lingua dell’astronomia, della chimica, del sesso, della geologia... La prima traduzione italiana risale agli anni Sessanta ed è di Sergio Solmi, assistito da Calvino e Levi:
… frattanto il miele sta colando nella natica argentea di conchiglie d’era in era inazzurrate, ossesse da un diogene eremita con dei nomi collegati...
All’inizio del libro nasce la Terra, alla fine nasce l’uomo. In mezzo Queneau sparge versi sui muggiti del pianeta neonato, sull’eruzione fecale dei suoi vulcani, sulla spuma della riproduzione sessuata; su tutto, la danza di cristalli e virus. Ovvero, la mutazione del cristallo in virus: dall’inorganico all’organico, la scissione tra l’Uomo e l’Altro.
Già negli anni Cinquanta Queneau si era dedicato ad altre meraviglie inorganiche: le plastiche. Le chant du styrene è una poesia in alessandrini scritta per un documentario di Alain Resnais sulla produzione del polistirene commissionato dalla Pecheney nel 1957. Come scopriamo in didascalia, nella versione italiana (edita da Scheiwiller) tornano gli stessi nomi: la traduzione è di Italo Calvino con la collaborazione di Primo Levi, che ha offerto la sua competenza di chimico.
La canzone del polistirene fu utilizzata come strenna natalizia della Montedison. Nel film si documenta tutto il ciclo di produzione: da materia grezza lavorata nei moderni complessi petrolchimici, a filo sottile e granulo colorato utilizzato nella produzione di oggetti in plastica mediante procedimento sottovuoto o stampaggio. Può considerarsi uno degli ultimi scritti di Calvino.
Quello di Resnais ci ha ricordato un altro breve documentario, questa volta degli anni Sessanta, che citavamo in una delle prime MEDUSE: Il Pianeta Acciaio, commissionato da Italsider per pubblicizzare la costruzione dei nuovi stabilimenti Ilva di Taranto e Bagnoli. Toni trionfali, tecnottimismo crudele e positivista: oggi ci arriva come una una narrazione ingenua, inaccettabile. Eppure sono le parole di Dino Buzzati, e la voce è di Arnoldo Foà.
#2 HOT BRITANNIA
Un fatto del mondo a cui non avevamo pensato: in Gran Bretagna i condizionatori sono presenti in meno del 5% delle abitazioni (dati del 2021). È chiaro che nei prossimi anni e decenni saranno i paesi più a sud, a soffrire il caldo: ma nel Regno Unito, in Norvegia, in Svizzera si registreranno gli incrementi più drastici.
A dirlo è il Guardian stesso, che aggiunge: il patrimonio abitativo del Regno Unito “è tra i più scadenti d'Europa per quanto riguarda l'efficienza energetica, soprattutto a causa degli scarsi livelli di isolamento […] le case britanniche in inverno perdono calore in media tre volte più velocemente di quelle europee”.
Considerato il contesto quindi, nel Paese sono sempre più diffusi i condizionatori portatili, che per rinfrescare l’aria hanno bisogno di elettricità: e quello che succede (è successo questa estate e succederà nelle prossime) è che per soddisfare la domanda extra di elettricità la National Grid deve attivare delle centrali a carbone.
Un condizionatore portatile acceso per 8 ore durante l’estate produce circa 140 kg di anidride carbonica, come un viaggio su un volo di linea da Belfast a Parigi e 14 volte le emissioni di un ventilatore acceso per lo stesso periodo di tempo. Peggio ancora, i condizionatori portatili tendono a rilasciare refrigeranti altamente inquinanti - sostanze chimiche vitali per il loro funzionamento, ma anche gas serra particolarmente deleteri. L'R-410A, uno dei refrigeranti più comuni nei condizionatori d'aria commerciali e al dettaglio, impatta sul riscaldamento globale più di 2.000 volte rispetto all'anidride carbonica.
Uno degli aspetti interessanti del reportage è la disamina dei metodi di raffreddamento della temperatura corporea: per farla breve, sono molto più efficaci le azioni dirette al nostro corpo rispetto a quelle sull’ambiente. Nei Paesi più caldi lo sappiamo già, per altri invece è come scoprire l’acqua fredda: e quindi i piedi in ammollo, le pezze umide, bere… acqua fredda.
Certi rimedi ambientali invece, specie in alcuni casi, fanno più danni che altro:
Far circolare l'aria con un ventilatore elettrico, ad esempio, accelera la velocità di evaporazione del sudore dalla pelle. Ma provate a indirizzarne uno verso di voi a temperature superiori ai 42°C e vi accorgerete che vi surriscaldate rapidamente. Quando la temperatura dell'aria supera di gran lunga quella della pelle, i ventilatori elettrici non fanno altro che replicare un forno a convezione: fanno circolare aria calda che il corpo assorbe più velocemente […] rendendo inutili i benefici dell'evaporazione.
Seguono poi altri consigli di cui forse avrete sentito parlare: socchiudere le tapparelle, gli scuri, fare corrente. Il grande giornalismo è anche questo.
#3 FESTIVAL! LA SECONDA EDIZIONE DI 2084!
Vi informiamo con gioia del ritorno di 2084, il festival che curiamo con Marco Rossari, grazie al coordinamento di Francesca Cristoffanini e alla Scuola di scrittura Belleville.
Sabato 16 (dalle ore 16) e domenica 17 settembre (dalle ore 11), all’EastRiver di Milano: l’ingresso è libero previa registrazione fino all’esaurimento dei posti. Sotto potete leggere il fitto programma di questa nuova seconda edizione di 2084 (qui invece la pagina del festival con tutti i dettagli).
Il futuro non è più quello di una volta, ormai questo è chiaro da un pezzo. Per non soccombere alle crisi che ci minacciano sempre più da vicino e provare ad affrontare il futuro invece di limitarci a subirlo, abbiamo invitato alcuni dei più acuti narratori e divulgatori di oggi a passare in rassegna le risorse, gli atteggiamenti, le idee indispensabili alla costruzione di un mondo migliore: sono le “Cose da salvare”.
SABATO 16 SETTEMBRE
16:00 – 17:00
IO DICO L’UNIVERSO – Salvare lo stupore
con Frank Westerman, Amedeo Balbi, Marco Motta
I grandi scienziati sono animati da una invincibile curiosità, la spinta a capire il mondo, a svelare i misteri che la natura custodisce. Sono a tutti gli effetti “cercatori di meraviglia”, se condo l’astrofisico Amedeo Balbi, che alle vite e alle opere delle grandi menti scientifiche ha dedicato molti dei suoi racconti di divulgazione. Dall’eredità di alcuni di questi giganti della ricerca – Giordano Bruno, Galileo, Huygens – parte anche l’ultimo libro di Frank Westerman, La commedia cosmica, un reportage sulle tracce di chi il cosmo continua a studiarlo oggi. Un astrofisico e un giornalista, un divulgatore e uno scrittore, Balbi e Westerman – in dialogo con Marco Motta, storica voce di Radio3 Scienza – racconteranno l’avventura scientifica, la passione per la conoscenza, l’esplorazione del cosmo e la ricerca di nuovi mondi.
17:30 – 18:30
ALLA RICERCA DELL’INDICIBILE – Salvare il vuoto
con Elvia Wilk, Vincenzo Latronico
Nella sua raccolta di saggi sperimentali Narrazioni dell’estinzione, Elvia Wilk racconta di donne che diventano paesaggio o si innamorano del nulla, di mistica medievale e terapia per il trauma, di fine del mondo. Quello di Wilk è un viaggio oltre gli schemi che condizionano il nostro modo di agire nella realtà; un’indagine dell’alterità che partendo dalla poesia della metamorfosi si espande fino allo spazio profondo e al mistero dei buchi neri, là dove ogni conoscenza collassa insieme al linguaggio che la racconta. A discutere con lei i nuovi modi di esistere e pensare, ci sarà Vincenzo Latronico, scrittore, traduttore e docente di Belleville.
19:00 – 20:00
O IL LAVORO O LA VITA – Salvare il tempo liberato
con Francesca Coin, Marco Motta, Marco Rossari
Se il lavoro nobilita l’essere umano, perché sempre più persone decidono di licenziarsi? Qual è la vita che vogliono davvero vivere? E cosa succede quando si riconquista il proprio tempo? Francesca Coin, che da anni si occupa di lavoro e precariato, nel suo Le grandi dimissioni (Einaudi 2023) ha analizzato una tendenza che dalla pandemia in poi sembra manifestarsi a livello globale. In dialogo con Coin ci sarà Marco Motta, autore di Expat, programma settimanale che racconta la generazione di venti, trenta e quarantenni italiani emigrati all’estero. Marco Rossari darà voce ad alcuni brani di Works, il capolavoro di Vitaliano Trevisan, autobiografia beffarda che racconta il lavoro come condanna e perdizione.
21:00 – 22:00
LO SPECCHIO DEL MONDO – Salvare lo sguardo
con Ben Lerner, Claudia Durastanti
Romanziere e poeta, da anni Lerner scrive libri che ci orientano e spiazzano nella nostra percezione del mondo. Dentro pagine affilate e profonde che guizzano tra la poesia e la prosa, tra il reale e l’immaginato, tra il mondo che stiamo perdendo e il mondo a venire, le città, gli oggetti, le relazioni diventano specchi della nostra psiche. Quanto può salvare di noi la letteratura intesa come esercizio dello sguardo, come tecnologia per rifrangere e espandere la consapevolezza? A discuterne con l’autore sarà Claudia Durastanti, scrittrice, traduttrice e editor.
DOMENICA 17 SETTEMBRE
11:00 – 13:00
PROIEZIONE DEL FILM UMBERTO ECO - LA BIBLIOTECA DEL MONDO (80') prodotto da Rossofuoco in collaborazione con RAI CINEMA. Introduce il film il regista Davide Ferrario in dialogo con Andrea Zanni
Con 30.000 volumi di titoli tra moderni e contemporanei e 1.500 libri rari e antichi, la biblio teca privata di Umberto Eco era un mondo a sé. A partire da questo luogo straordinario Davide Ferrario ricostruisce l’avventura intellettuale e umana di uno dei più lucidi e influenti protagonisti della cultura del Novecento.
13:30 – 14:00
IL FOTOGRAMMA INFINITO – Salvare il finale
con Davide Ferrario, Andrea Zanni
Da alcuni anni la narrazione cinematografica è entrata in una fase nuova: dopo l’epoca dei generi e quella degli autori, ecco il predominio del format. I meccanismi della serialità tendono a rinviare sine die il momento catartico della risoluzione, con conseguenze profonde su quella che Ferrario chiama “l’antropologia dello spettatore”. Immersi in un flusso senza fine in cui ogni scioglimento è solo temporaneo, ci ritroviamo privi delle partizioni che “davano un senso al tempo come fatto sociale”: incapaci di immaginare la finalità – tanto meno l’utopia. In dialogo con lui Andrea Zanni, giornalista culturale.
15:00 – 16:00
PROVE TECNICHE DI RICREAZIONE – Salvare la rabbia
con Dario Ferrari, Marta Barone
Al centro di La ricreazione è finita, il romanzo di Dario Ferrari, c’è Marcello, un trentenne disoccupato e spiantato che a sorpresa si vede assegnare un dottorato in Lettere. Inizia così la ricerca negli archivi di Tito Sella, scrittore militante appartenuto a una cellula pseudo-anarchica. Con il procedere del romanzo, le figure di Tito e Marcello si specchiano e si confondono, unite dall’insofferenza verso tutto ciò che è ingiusto e precario. A confrontarsi con il romanzo, un’autrice che ha indagato gli anni ‘70 e la militanza radicale attraverso la propria storia familiare.
17:00 – 18:00
TANTE BELLE COSE – Salvare la forma
con Chiara Alessi, Livia Satriano
Chiara Alessi ci sta raccontando da capo la storia di un Paese attraverso gli oggetti che ne hanno scandito le tappe quotidiane, collettive, industriali. Livia Satriano, con l’account Libri Belli, esplora le meraviglie della grafica editoriale. In un dialogo sulla bellezza e sulla durabilità, due esegete del mondo che ruota intorno alle cose proveranno a raccontarne la sopravvivenza, come nella poesia di Jorge Luis Borges: “Quante cose / atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi / ci servono come taciti schiavi, / senza sguardo, stranamente segrete! / Dureranno più in là del nostro oblio; / non sapran mai che ce ne siamo andati.”
19:00 – 20:00
IL FUOCO DELLA COLPA – Salvare l’innocenza
con Michael Bible, Carlo Mazza Galanti
Nell’incendio di una chiesa di una cittadina chiamata Harmony, nel sud degli Stati Uniti, muoiono venticinque persone. A entrare in quel luogo con una tanica di benzina è stato Iggy, un ragazzo pieno di paure e di incertezze che voleva darsi fuoco e invece per miracolo è sopravvissuto. Allora di chi è la responsabilità? Di una comunità odiosa, della Storia di un Paese nato con la violenza, del cuore ferito di un ragazzo? L’ultima cosa bella sulla faccia della terra è un romanzo nato sotto il segno di William Faulkner e Flannery O’Connor, la promettente prima opera di una nuova voce americana. A dialogare con Michael Bible ci sarà Carlo Mazza Galanti.
21:00 – 22:00
LA ZONA DI CONFINE – Salvare tutto
con Geoff Dyer, Marco Rossari
Nel suo libro più recente, Gli ultimi giorni di Roger Federer (Il Saggiatore 2023), Geoff Dyer si appassiona agli spazi ultimi, alle cose che terminano, alla finitezza come risorsa e non li mite, alla zona fervida perché liminale del mondo, in uno slancio contro la nostalgia e rivolto al futuro. Dyer è uno scrittore che ha sperimentato svariate forme letterarie, in una curiosità inesauribile sorretta da un talento multiforme. Questo eclettismo è una delle chiavi migliori per capire la realtà, per riformare un mondo conservatore come quello editoriale, per salvare a tutti gli effetti la letteratura.
Secondo uno studio del think tank Ember, tra gennaio e giugno 2023 i 27 Stati membri dell’Unione Europea hanno bruciato il 17% in meno di combustibili fossili per produrre elettricità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L'UE ha prodotto 410 TWh di elettricità da fonti carbonfossili, il dato più basso dal 2015 - il primo anno per il quale si dispone di dati su base mensile - e "molto probabilmente" dal 2000.
In 14 Paesi la produzione totale di energia fossile è stata la più bassa mai registrata nel periodo. In 7 Paesi - Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Italia, Polonia e Slovenia - la combustione di combustibili fossili ha raggiunto i livelli più bassi del secolo.
Al momento dell’invio di questa newsletter, nell’aria danzano 419,16 ppm (parti per milione) di CO2.