POWERPOINT
di MEDUSA. In questo numero leggerete di nasi d’oro e conigli bianchi, di spioni e di astronomi, di Space Shuttle e Dante Alighieri.
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In questo numero leggerete di nasi d’oro e conigli bianchi, di spioni e di astronomi, di Space Shuttle e Dante Alighieri.
#1 MENARE PER IL NASO
“E là da Tagliacozzo/ dove senz'armi vinse il vecchio Alardo / E qual forato suo membro, e qual mozzo / Mostrasse…”
Dei versi minori dell'Inferno che a scuola continuavano però a farmi ridere. Per i motivi scemi di quando aspetti solo la campanella: tanto per cominciare "là da" lo leggevo "la dà". Poi mi concentravo sulle altre oscenità sessuali di cui le parole di queste righe sembravano cariche: tagliacozzo, vecchio alardo, forato suo membro, mozzo.
Tagliacozzo è un comune abruzzese, un paese mi verrebbe da dire avendolo anche visitato, ma su wikipedia scopro che da vent'anni ha ottenuto il Titolo di Città.
Nel 1268 lì ci fu una delle battaglie più importanti del Medioevo. Combatterono Corradino di Svevia e Carlo D'Angiò. Corradino, che era nipote di Federico II, venne sconfitto. Dante, nel ricordare l'evento, butta lì Tagliacozzo, anche se la battaglia si era tenuta su una pianura a qualche chilometro di distanza, tra la Scurcola Marsicana e Avezzano. Perché? Perché Tagliacozzo era all'epoca la località più nota e importante della Marsica (era già Tagliacozzo considerata una città, quindi? Possiamo dire di sì). All'epoca dei combattimenti Dante era un neonato, quindi qualcun altro gli avrà raccontato com'erano andate le cose: Carlo, su suggerimento del condottiero Erard di Valery (Alardo nella Commedia), ricorse all'imboscata.
Come riassume perfettamente un articolo commemorativo del quotidiano Il Centro, di cui ciecamente ci fidiamo, all'epoca l'imboscata era ancora "una tattica pressoché sconosciuta in Europa, ma molto praticata in Oriente, specie dai turchi, che Erardo aveva appreso durante le Crociate. Consisteva nel fare appostare un drappello di cavalieri scelti che, al momento opportuno, balzava fuori e piombava sul nemico, tra le cui fila, per effetto della sorpresa, creava sbandamento, preludio alla sconfitta".
Tagliacozzo è anche il cognome di uno dei più importanti chirurghi e anatomisti rinascimentali. Gaspare Tagliacozzi o, appunto, Tagliacozzo. Bolognese. Viene ricordato per l'invenzione (o forse, dicono alcuni, il perfezionamento) di uno dei primi metodi di rinoplastica fondati su nozioni anatomiche serie e criteri scientifici saldi.
La rinoplastica è una tecnica chirurgica molto antica, e risale almeno al IV secolo a.C.. In India è sempre stata molto popolare: da quelle parti si amputavano spesso i nasi di prigionieri e malfattori che, quando tornavano in circolazione, se lo facevano ricostruire. Il medico indiano Suśruta passò alla storia per le sue tecniche chirurgiche, che utilizzavano una primordiale nozione di rigenerazione cutanea. Il trucco era questo (almeno da quello che ho capito): sulla fronte del paziente si ritagliava un rombetto di pelle corrispondente al pezzo di naso amputato, lo si teneva un po' pendente in testa e lo si cuciva al moncone del naso. La pelle cresceva e quando era abbastanza forte si tagliava dalla fronte e si usava come argilla viva, poi si suturava e si ricuciva tutto e si mettevano dei tubicini per calibrare le narici.
Tagliacozzo, secoli dopo, si sarebbe messo a fare più o meno la stessa cosa, ma in maniera ancora più stramba e apparentemente complessa. Il suo metodo era però considerato più sicuro, meno avventato, e lasciava anche meno segni sul volto. Perché la parte di corpo che veniva utilizzata per donare la pelle al naso era il braccio. Lo racconta lo stesso Tagliacozzo nel suo De Curtorum chirurgia per insitionem (1597): quello che veniva ritagliato era un quadratino di pelle dal braccio. Lo si staccava dal muscolo tenendolo però per metà collegato all'arto, mentre i lembi di pelle si attaccavano per l'altra metà al moncone del naso. Il paziente doveva rimanere così, con un braccio alzato sulla testa e un ponte osceno di pelle che gli collegava mostruosamente la faccia e il braccio. Per un mese circa, il paziente rimaneva bloccato in questa posa assurda, a rigenerare. Poi si tagliava la pelle dal braccio e si modellava il naso. A giudicare dalle illustrazioni non sembra una grande esperienza da provare. Ma se sei arrivato a quel punto vuol dire che qualcuno ti ha già mozzato, quindi il peggio è alle spalle.
Le autorità ecclesiastiche qualche secolo dopo condannarono l'intervento come “riprovevole intromissione nell’opera del Creatore”. Difficile dargli torto. Il metodo però funzionava, all'epoca per qualche anno fu molto in voga, ed è ancora, in qualche sua nuova versione, in uso.
Chissà se Tycho Brahe ha mai desiderato di avvalersi dell'opera di Tagliacozzo. Brahe è stato uno degli astronomi più geniali e strambi di sempre. Nel 1566 aveva vent'anni e litigò aspramente con l'aristocratico danese Manderup Parsbjerg. Una zuffa che nasceva per questioni matematiche: Parsbjerg derise Brahe per alcune sue predizioni astronomiche un po' pigre, o forse semplicemente quella sera si doveva decidere chi era più bravo a far di conto. Le versioni discordano. Fatto sta che Brahe e Parsbjerg impugnarono la spada. Brahe vinse ma lasciò a terra un bel pezzo di naso. E da allora fu costretto a portare una protesi d'oro e d'argento, un naso finto con cui coprire quella sconcia fessura che si trovava in faccia.
Rampollo ricco e stravagante di una famiglia più che benestante, Brahe aveva due animali da compagnia, a casa: un nano con poteri di chiaroveggenza e un alce.
Tante scoperte importantissime nella sua vita, ma andiamo avanti, diretti alla fine. È il 13 ottobre 1601. Siamo a una cena elegante, un gran banchetto a casa di un nobile tedesco. Si beve tanto, ma Brahe per rispettare le buone maniere, non osa alzarsi per andare a orinare: non finché il padrone di casa rimane seduto al tavolo con lui. Si usava così. Brahe però beve ancora e ancora, si ubriaca.
“Pur avendo bevuto in maniera più che generosa e sentendo una forte pressione sulla vescica, era meno preoccupato del suo stato di salute che dell’etichetta”, racconta Giovanni Keplero, suo allievo, che avrebbe ereditato la carica di matematico e astronomo imperiale di Praga e che quella sera era lì con lui.
Tornato a casa, Brahe non riesce più a orinare. Non orinerà mai più. Dopo undici giorni di tormenti, dolori, deliri, undici giorni di insonnia, febbri intestinali e visioni, Brahe muore.
Sempre Keplero, racconta che nelle sue ultime notti Brahe ripeteva una litania, penosa e terribile: “che non sembri che io sia vissuto invano, che non sembri che io sia vissuto invano, che non sembri…”. La leggenda aggiunge che il giorno della sua morte, sentendo l’avvicinarsi della fine, Brahe suggerì il seguente epitaffio: “Visse come saggio, morì come un idiota”.
Comunque… Di che stavamo parlando?
#2 MORTE PER POWER POINT
Il primo febbraio del 2003, mentre rientrava nell’atmosfera terrestre, lo Space Shuttle Columbia esplodeva a mezz’aria. Nell’esplosione, morivano i sette astronauti che erano al suo interno.
Come da prassi, venne istituita una Commissione per ricostruire la natura del problema tecnico, poi individuato in un pezzo di schiuma isolante che staccandosi al decollo aveva danneggiato l’ala sinistra dello shuttle.
In realtà la possibilità del danno e delle sue conseguenze erano già note agli ingegneri della NASA, ma l’informazione era rimasta sepolta in mezzo a strati di slide di PowerPoint sovraccariche di informazioni. Ecco che il rapporto della Commissione si allarga all’uso “endemico” di PowerPoint, colpevole di inceppare una corretta comunicazione all’interno dell’agenzia spaziale. Si diffonde allora nei media una nuova formuletta, la “death by PowerPoint”.
Era il 2003. Nel 1987, il suo anno di nascita, PowerPoint aveva venduto 40.000 copie. Nel 1997, 4 milioni. I cervelli della classe dirigente avevano iniziato a strutturare i processi mentali secondo il ritmo di diapositive e liste della spesa. Negli ultimi venticinque anni, chiunque si sia trovato a lavorare in un ufficio ha dovuto a imparare a fare lo stesso.
(Esiste perfino una pagina Wikipedia dedicata alla famigerata presentazione PPT di Colin Powell alle Nazioni Unite, quella delle presunte armi di distruzione di massa. Accadeva sempre nel 2003.)
Già all’inizio del secolo, a battersi contro questo strumento ultra-semplificante, a scriverne e parlarne in giro, c’era Edward Tufte. Un docente di statistica a Yale che nella primavera del 2003 pubblicava The Cognitive Style of PowerPoint, un pamphlet che tra le altre cose (in anticipo sulla NASA) muoveva delle critiche intorno al ruolo del software nel disastro aereo di qualche mese prima.
Sulla scorta di McLuhan, Tufte ricordava semplicemente come i mezzi di comunicazione influenzino la sostanza della comunicazione. Le conseguenze di un mezzo ipersemplificante, rischiavano di essere contenuti ipersemplici. Didascalie che nascondono l’informazione complessa.
Oggi PowerPoint viene usato da centinaia di milioni di persone nei processi decisionali di ogni tipo, dal banale al letale. Lo usano le scuole, la NASA, Matteo Renzi. È lo strumento di persuasione definitivo.
Da tempo ormai ci piacerebbe scrivere qualcosa di lungo sulla rivoluzione cognitiva portata da PowerPoint, sul destino di un mondo spiegato per diapositive, ma i nostri cervelli del ventunesimo secolo non hanno ancora trovato il tempo e il modo. Potete però leggere questo long form (in inglese purtroppo) uscito la scorsa estate sull’Atlantic, che si dilunga su alcune delle slide che vi abbiamo appena mostrato.
#3 DIECI PAROLE CHE VORREMMO USARE NEL 2024
E che però sono anche molto impegnative, quindi faremo il possibile e al massimo: amen, non importa. Ci avremo provato.
Capitozzato
Incunabolo
Guazza
Querimonie
Posapiano
Autoptico
Allogeno
Sibaritico
Aporia
Pertinacia
#4 INTROMISSIONI INTERMITTENTI
C’è un racconto di John Cheever che si chiama “Una radio straordinaria”. Inizia con la tipica coppia cheeveriana, subito tratteggiata nell’incipit come colta, medio borghese, sposata da nove anni con due figli piccoli. Sono belli, educati, funzionano. Jim e Irene, marito e moglie, hanno poi un interesse in comune, anche se non ne parlano molto con gli altri: ogni giorno ascoltano ore e ore di musica classica. La radio è sempre accesa, tanto che arriva a rompersi. Il marito allora ne compra una nuova. È bruttina, ma si sente bene. Irene inizia a prenderci confidenza, anche se:
Sotto la musica si sentiva un fruscio che le ricordava sgradevolmente quello del mare e, mentre il quintetto proseguiva, a questi rumori se ne aggiunsero altri. Provò a girare tutte le manopole, ma niente riuscì ad attenuare le interferenze e alla fine Irene si mise a sedere, delusa e perplessa, sforzandosi di seguire il filo della melodia. La tromba dell'ascensore del caseggiato passava accanto alla parete del soggiorno, e fu appunto il rumore dell'ascensore a farle intuire la causa delle scariche elettriche. Il rantolo dei cavi, il rumore delle porte che si aprivano e chiudevano venivano riprodotti nell'altoparlante, e quando capì che la radio era sensibile a ogni genere di elettricità, Irene cominciò a distinguere nella musica di Mozart lo squillo del telefono, la composizione dei numeri telefonici, e il lamento dell'aspirapolvere. Ascoltando più attentamente riusciva a distinguere perfino i rumori dei campanelli delle porte, del pulsante dell'ascensore, dei rasoi elettrici e dei frullatori, rumori che venivano raccolti dagli appartamenti circostanti e trasmessi attraverso l'altoparlante della radio.
Nel giro di poche pagine, Irene e Jim capiscono che grazie alla nuova radio possono ascoltare le vite di tutto il vicinato.
Jim passò a un'altra stazione e il soggiorno di casa fu inondato dal baccano di una festa che aveva oltrepassato il limite. Qualcuno stava suonando il piano cantando Whiffen-poof Song, e le voci che stavano intorno al piano erano concitate ed euforiche. "Mangiate qualche altro panino," strillava una voce femminile. Si udirono scrosci di risate e lo schianto di un piatto che andava in frantumi sul pavimento.
[…]
Quella sera i Westcott ascoltarono un monologo sulla pesca del salmone in Canada, una partita a bridge, una serie di commenti su un filmato che, a quanto pareva, doveva essere stato girato durante una vacanza di due settimane a Sea Island, e un'aspra contesa familiare a proposito di uno scoperto in banca.
Ecco, il racconto di Cheever ci offre il pretesto per mettere qui sotto una performance di Scanner (Robin Rimbaud), un compositore inglese attivo da più di trent’anni. Nei suoi lavori, siano in studio o live, Scanner ruba frammenti di conversazioni telefoniche con il suo scanner. Alle voci degli sconosciuti aggiunge poi i suoi tappeti sonori, il mistero, qualche ritmo.
Il metodo di composizione è illegale? Probabile. Il risultato è poetico e immortale? Sì.
#5 L’AVVENTURA DEL CONIGLIO BIANCO
Vi salutiamo con un video che abbiamo trovato per caso su YouTube.
Si tratta di un super 8 girato dal padre di chi mezzo secolo dopo l’ha caricato su internet, per omaggiarlo. Racconta l’avventura di un coniglio che, fuggito dalla sua gabbia, incontra degli animali curiosi. Incontra farfalle, galline, gatti, tartarughe e chissà chi. Dopo dieci minuti di presenze animali ci si dimentica del tempo e dell’umanità: sarà un esemplare della nostra specie a ricordarci di altre epoche, modi di fare.
Nel 2023 la popolazione cinese è scesa dello 0,2%.
Sono state registrate 2,75 milioni di nascite in meno. Il calo ha superato quello registrato nel 2022 di circa 850.000 unità.
Le nuove nascite sono diminuite del 5,7%: si tratta del tasso di natalità più basso mai registrato.
I decessi totali sono aumentati del 6,6%, raggiungendo il tasso di mortalità più alto dal caos della rivoluzione culturale.
Ora in Cina vivono soltanto 1.409 miliardi di esseri umani.
Al momento dell’invio di questa newsletter, nell’aria danzano 422,24 ppm (parti per milione) di CO2.