PATATO
di Nicolò Porcelluzzi. In questo numero leggerete di aerobica e arte povera, di Peppa Pig e Arcimboldo, di zappe e ultrasuoni, opere d’arte e d’ingegno.
Benvenuti, questo è il numero centosessanta di MEDUSA, una newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not.
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In questo numero leggerete di aerobica e arte povera, di Peppa Pig e Arcimboldo, di zappe e ultrasuoni, opere d’arte e d’ingegno.
Nella terza stagione di Peppa Pig fa la sua comparsa il Jane Fonda dell’universo Pig, si chiama Signor Patato. Lo scopriamo da una piccola televisione, dove Peppa Pig e la sua famiglia lo guardano promuovere una dieta a base di frutta e verdura, combinata ovviamente all’esercizio fisico. Quando viene a sapere che il Signor Patato verrà in città a inaugurare la sua nuova palestra, Peppa Pig è trasfigurata dall’entusiasmo.
Arrivato il giorno dell’inaugurazione, Peppa e le sue amiche si interrogano sulle vere dimensioni dell’imprenditore: “il Signor Patato è un miliardo di volte più grosso di me!”; “No, non è vero! Perché lui è una patata, e le patate sono grosse così” [viene indicata un’altezza di circa dieci centimetri dal suolo].
Ecco arrivare il Signor Patato, che è una patata enorme, con il suo borsalino. L’imprenditore taglia il nastro e procede al discorso, d’obbligo per qualsiasi autorità. Il discorso allora, e quello che ne consegue:
Bene ragazzi, dobbiamo tutti fare esercizio fisico e mangiare tanta tanta frutta e verdura.
“Quale frutta e verdura dovremmo mangiare, Signor Patato?” [gli chiede la protagonista]
Mele, arance, carote… pomodori rossi.
“E le patate no?”
Il Signor Patato è sgomento. L’unica risposta possibile è un gemito, il terrore. Susy Pecora lo incalza: “come mai non sei piccolo come tutte le patate del mondo?”. Di nuovo: ergh… Una vita a pezzi. A salvarla, non tanto l’ultimo spasmo di carisma, ma le deduzioni illogiche dei bambini, incuriositi dalle sue gambe e dalle sue braccia: quella patata, dopotutto, è un signore. Non è una patata come le altre, è un signore patata. Anzi: “è una super patata, lui!”.
Per divertire la corte degli Asburgo Arcimboldo ha dipinto per più di venticinque anni ritratti di esseri umani composti da qualsiasi cosa si presentasse alla vista, fossero pavoni, crostacei, fascine in fiamme.
Secondo la lettura di Barthes le Teste Composte rimandano a un malessere sostanziale. Lo chiama “il brulichio”. Quel rimestare di “vermi, feti, visceri”, quel godimento barocco per la putrefazione...
Esempi: l’acqua, che nel mondo fila liscia e cade dalle foglie, diventa un corpo immondo che ammucchia aragoste, chelacce e spine, acqua che scortica. O anche: la primavera con i suoi prati sconci, le ammucchiate, i fiori tremolanti. Arcimboldo non prende il fiore intero, insiste sull’efflorescenza, e cioè il disegno delle muffe, degli herpes, l’irradiamento dei parassiti.
L’arte di Arcimboldo, queste teste, le tiene insieme la vita che spinge. La paura del buio non è pervenuta.
L’opera d’arte come forma che cresce è al centro della ricerca di Giuseppe Penone da più di mezzo secolo. Nell’arte di Penone il museo è il bosco, seminato di opere, irrigato, coltivato; le opere vengono innestate sui rami, piantate nei ruscelli, sepolte dalla neve. L’opera che più di tutte riesce a tradurre la poesia nella scultura, come non mi è mai successo di vedere, si chiama Patate e risale al 1977.
L'idea era riuscire a produrre una scultura nel sottosuolo, senza il mio intervento diretto, sfruttando la forza generatrice presente nel suolo. Realizzai in resina circa cento negativi di parti diverse del mio volto. Scavai poi delicatamente attorno alle piantine di un campo di patate scoprendo i piccoli tuberi che si stavano formando e posai accanto a loro un negativo del mio volto. Li avvolsi con della carta e li ricoprii di terra. Associai così tutti i calchi del mio volto ad altrettanti tuberi in crescita documentando con una serie di fotografie la mia azione. Le patate prescelte avrebbero dovuto assumere le forme del mio volto realizzando, nella mia intenzione, un autoritratto scomposto.
Mi ritornò in mente quando da ragazzo avevo raccolto le patate scavando con la zappa attorno a ogni radice e scoprendo i tuberi che apparivano come oggetti preziosi con il loro colore dorato.
Di tutte le forme seminate, cinque patate prendono i connotati dell’artista. A Penone sembrano poche, a me sembrano un miracolo. Sono cinque, e sono vive: per proteggerle dal tempo Penone le fonde in bronzo.
Arte che come l’albero cresce per bisogno, secondo “esigenze intime” (riprendo una delle formule misurate che utilizza Alice Iacobone nel suo saggio dedicato all’artista, si chiama Per crescita di buio, consiglio). Ma perché considerare solo quello che si vede alla luce, i rami e le chiome? Come si cresce nel buio?
Il Signor Patato, a braccetto coll’Arcimboldo, invitano alla scrittura degli ultrasuoni, la scrittura che cerca il movimento delle cose nascoste. Che possa vedere attraverso, come gli animali del mare riconoscono le madri, quelle che non lo sanno.
Dall’invisibilità del feto alla dissoluzione del morto, “la terra avvolge il corpo sepolto”, ma poi: il corpopatata risorge dal buio alla luce.
È una super patata.
Dal sito della UE: “L'accordo di Parigi, firmato da 194 paesi e dall'UE, mira a limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 °C e a proseguire gli sforzi per circoscriverlo a 1,5 °C al fine di evitare le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico”.
Negli ultimi 4 anni la temperatura media globale ha superato di circa 1,2 °C la media preindustriale.
Un sondaggio del Guardian, condotto su centinaia di esperti del clima di tutto il mondo (380 persone che collaborano con l’IPCC), ha rivelato che:
soltanto il 6% pensa che, entro la fine del secolo, non verrà superato il limite di +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.
secondo il 77% degli intervistati le temperature globali raggiungeranno un aumento di almeno 2,5 °C, una soglia di surriscaldamento devastante.
secondo il 42% – quasi la metà – verranno superati i 3 °C.
Una precisazione che condividiamo con Peter Cox (Università di Exeter): "il cambiamento climatico non diventerà improvvisamente pericoloso una volta superato il limite di 1,5 °C – lo è già. E non si verificherà automaticamente il collasso se supereremo i 2 °C”. È un gradiente.
Al momento dell’invio di questa newsletter, nell’aria danzano 426,89 ppm (parti per milione) di CO2.