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di Matteo De Giuli. Storia di Sof’ja Vasil'evna Kovalevskaja, la matematica e scrittrice che fece la rivoluzione, ma morì tra i rimpianti.

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lug 12, 2025
∙ A pagamento
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Benvenuti, questo è un nuovo numero EXTRA! di MEDUSA, la newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not. 

Gli EXTRA! sono i numeri speciali, a cadenza irregolare, riservati agli abbonati annuali o mensili che hanno deciso di sostenere il nostro progetto.

Se sei iscritto ma non abbonato, per leggere questo numero e gli altri EXTRA! disponibili sul sito puoi aggiornare il tuo profilo qui sotto, scegliendo una delle voci disponibili – si possono donare 5€ al mese; oppure 30€ l’anno e quindi 2,5€ al mese; oppure si può fare un’offerta libera annuale:

Abbiamo deciso di ricorrere agli EXTRA per raccontarvi idee alle quali stiamo lavorando, per recuperare materiale d’archivio, libri che stiamo leggendo o per condividere con voi cose che pubblichiamo altrove.

Secondo una citazione apocrifa di Mark Twain che abbiamo trovato su Google, “i due giorni più importanti della propria vita sono il giorno in cui si nasce e il giorno in cui scopre il perché”. E se invece il perché non si riesce a scoprirlo? In questo numero – che riprendiamo da una vecchia uscita della newsletter Le vite degli altri di Lucy – raccontiamo della vita straordinaria e senza perché di Sof’ja Vasil'evna Kovalevskaja, matematica, scrittrice e rivoluzionaria.

Leggerete di talento e insuccessi, di Dostoevskij e di capipopolo, di ragazze camuffate da streghe e intellettuali che tirano bombe.


Ho passato gli anni dell'università in uno stato di ansia farinosa, ingovernabile: studiavo Fisica ma sapevo di non voler diventare un fisico, sul libretto avevo una media alta ma ero cronicamente fuori corso. Non mi decidevo a cambiare facoltà, davo un esame, andava bene, cadevo lo stesso in una pozza di depressione al pensiero degli altri esami che ancora mancavano. Mi prendevo due settimane di pausa per leggere romanzi e per scrivere. Facevo ripetizioni per guadagnare qualcosa, sentirmi meno in colpa. Le giornate erano mie ma il destino era quello di qualcun altro.

Ernesto Sabato, Primo Levi, Gadda... Studiavo le biografie di scienziati che erano diventati grandi scrittori senza, nel frattempo, arrivare a odiare loro stessi, la letteratura o la scienza – come invece facevo io che non avevo abbastanza tempo, energie o talento per contenere tutto.

È così che scoprii Sof’ja Kovalevskaja, matematica e scrittrice russa di fine Ottocento. Su internet trovai questo passaggio dalla sua autobiografia:

“Per conto mio non sono mai stata capace di scegliere tra la mia passione per la matematica e quella per la letteratura… Avrei avuto maggiore successo in ciascuno di questi due campi se mi ci fossi dedicata interamente. Ma non posso separarmi da nessuno di loro”.

Sof’ja Vasil'evna Kovalevskaja (nata Sof’ja Vasil'evna Korvin-Krukovskaja) è stata la prima matematica donna russa, la prima matematica donna dell'epoca moderna, una delle prime donne a far parte della redazione di un giornale scientifico, la prima donna a ottenere ruoli universitari in Nord Europa (un dottorato a Göttingen e la cattedra a Stoccolma). Rivoluzionaria, fu anche un'attivista, una socialista, partecipò alle barricate della Comune di Parigi, e poi fu una scrittrice, firmò decine di racconti e drammi teatrali e un'autobiografia, Ricordi di infanzia.

Erano gli anni in cui Paul Julius Möbius, stimato neurologo tedesco, scriveva un saggio dal titolo L'inferiorità mentale della donna, anni in cui si sosteneva che il cervello femminile fosse meno sviluppato di quello maschile, che fosse inferiore per questioni fisiologiche, perché le energie, nei corpi delle donne, erano concentrate tutte nell'apparato riproduttivo e nell'utero – e lì dovevano rimanere: ogni attività che interferiva con il destino biologico di una donna era da considerarsi contro natura.

Una donna matematica (filosofa, scrittrice o politica) era un individuo degenere, “un repugnante e inutile androgino”, scriveva Möbius. Per Kovalevskaja la matematica fu anche una consolazione, un rimedio contro i pregiudizi e le grette assurdità che incontrò nella vita: “Quando tutto mi sembra meschino, insignificante, allora mi rifugio nella contemplazione delle leggi immutabili ed eterne della scienza”.

Sof’ja Kovalevskaja nasce il 15 gennaio 1850 a Mosca. La sua famiglia appartiene alla piccola nobiltà russa. Il padre, Vasilij Vasil’evič Korvin-Krukovskij, generale dell’artiglieria, va in pensione quando Sof’ja ha sei anni.

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