EXTRA! BOLERO
di Nicolò Porcelluzzi. In questo numero leggerete di Magnani e Oliver Sacks, di deliri e campanili, della Pescia di Pescia e di linea gotica, di eternità e Ravel, lobi temporali e spazi immaginari.
Benvenuti, questo è un nuovo numero extra di MEDUSA, la newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not.
Gli EXTRA sono i numeri speciali, a cadenza irregolare, riservati agli abbonati annuali o mensili che hanno deciso di sostenere il nostro progetto. Il prossimo numero “classico” di MEDUSA arriverà invece, come da calendario, la settimana prossima. Anzi: a settembre, dopo la pausa estiva.
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Oggi vogliamo condividere con voi un reportage di Nicolò, scritto nel 2016 per una rivista che è diventata irreperibile (cioè The Towner): ma il viaggio a Pontito, sulle tracce della memoria immortale di Franco Magnani, resta fuori dal tempo; così come la sua arte nostalgica.
Franco Magnani è nato a Pontito nel 1934. Pontito, secondo lo schema dei sussidiari, si trova su un monte, in Toscana. Dall’alto dei suoi 749 metri sul livello del mare, la rocca si isola dalla valle con una certa sprezzatura. Uno scenario in cui Magnani vive il sogno di un’infanzia ideale. Passano gli anni, muore il padre, l’esercito nazista viene e se ne va, arrivano gli anni Cinquanta. Magnani non riesce a trovare lavoro e, come molti altri ragazzi della sua generazione, scende in pianura. C’è chi si trasferisce a Pistoia, chi a Montecatini. C’è chi va a Nord, a lavorare nelle miniere; Magnani — che aveva imparato a fare il cuoco a Rapallo — sognava di girare il mondo e, nel 1960, si imbarca su una nave da crociera.
Il famoso neurologo, psicologo, autore e divulgatore Oliver Sacks, grazie al quale è stata divulgata la sua storia nei primi anni Novanta, sottolinea che nel futuro artista i semi della nostalgia stavano già germogliando:
Scrisse un’autobiografia, che però al momento dell’imbarco gettò in acqua. A questo punto, il bisogno di rievocare e di ricordare la sua infanzia era chiaramente molto forte.
Per cinque anni rimbalza tra Europa e Caraibi, approfondendo poi la conoscenza di Antille e Bahamas (vive più di un anno a Nassau, la capitale). Nel 1965 Magnani prende una scelta decisiva: si trasferisce a San Francisco. Sono gli anni Sessanta, e trasferirsi in California significa abbandonare definitivamente l’Italia. Significa abbandonare Pontito.
E proprio nei primi mesi a San Francisco Magnani viene colpito da quella che Sacks inizialmente definisce come una “strana malattia”. Una febbre molto alta, delirio, e forse convulsioni. Teniamo a mente questo forse. Alla malattia segue un lungo ricovero, una situazione di riposo in cui diventa sempre più chiaro che i sogni ultra vividi e realistici comparsi al culmine dell’attacco, le visioni di una Pontito deserta, immobile, metafisica, rimangono impressi “davanti al suo occhio interiore”. Ologrammi estremamente dettagliati: e insieme agli ologrammi si presenta la necessità di restituirli alla realtà. A più di trent’anni, dopo un decennio passato in cucina, Magnani inizia a dipingere. Ossessivamente. Inizia una serie di quadri estremamente realistici con al centro un unico protagonista: Pontito.