ESAURIMENTO
di Nicolò Porcelluzzi. In questo numero leggerete di ultra e di mega, dei sogni di mezz’estate, di librerie e incontri, di plastica e dighe.
Benvenuti, questo è il numero centotrentotto di MEDUSA, una newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not.
MEDUSA parla di cambiamenti climatici e culturali, di nuove scoperte e vecchie idee. Ogni due mercoledì.
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In questo numero leggerete di ultra e di mega, dei sogni di mezz’estate, di librerie e incontri, di plastica e dighe.
Milano, giugno 2023
Resta a casa la sera
chi scrive alla finestra
vede solo quello che c’era,
il tempo passato, il male alla testa
sembrano tutti a casa
a guardare anche loro
sembrano tutti soli
col passato il male i ricordi
la memoria li annoia,
e il pensiero dei soldi.
Ricordano che avevano il costumino
i sandali il prurito il materassino
che la zia sembrava infelice
e guardati te (il tempo gli dice).
Però fuori c’è fresco, aria che tira
è giugno nei palazzi a schiera
quanti italiani alle finestre,
l’infermiera, quello che investe,
la mezz’asta vista di schiena,
il Cavaliere che si aggira.
Lutto nazionale: chi si innamora
scalcia uguale, scorna. Eppure
c’è qualcosa d’estate che non torna,
che è un’altra, un’altra ancora.
La coppia di fronte nascosta al mondo
si arrangia secondo misure
permanenti, messinpiega, fatture,
i ponti segnati col tondo
ma stasera che silenzio che c’è
quanta solitudine, più di tutto
ognuno per sé: in ciabatte.
Tutti in ritirata, più che riflusso
risacca a valanga ogni cosa
tra le mura sbatte e ribatte.
È strano pensano, cosa manca?
Il solito pensiero della vita stanca
e del pianeta, dei parcheggi
i ghiacci, il petrolio, le leggi.
Ecco, ricordano la vita attiva
la politica le sveglie e i discorsi,
a quando pensavano ai corpi a riva,
alle carceri alle piazze ai porti.
Ma quanto bene invece nel bilo
nel trilo nel mono senza più muro
bene le calze il whisky il Giappone
il fisioterapista la spina a filo
le risatine sul futuro
il divano kaki i vasi il cotone
senza tinta lasciato al grezzo
l’arredo a fatica pezzo per pezzo
la sorella col suo sito spagnolo
la collanina d’oro.
A quei due non basta, si sono persi
s’infiammano, cose di nervi
contano fino a dieci
si contagiano l’orrore dei germi
poi l’ansia, la grande ansia, l’angoscia
tempo resta rispondi ai comandi –
la notte al caldo il buio s’ingrossa:
se ti muovi, ombre più grandi.
“Ormai tutto è super e iper e mega”,
gli dice, ma che razza di copione?
La lotta di classe fatta dai ricchi…
Meglio così che tirchi. Lui nega
“ma alla fine anche loro, non so come
dire, ecco sì, sono brave persone”
o forse no; c’è rumore per strada,
i suoni diventano l’aria.
Sotto di loro che non sanno
(la coppia in perpetuo affanno)
in controluce alla finestra poggia
la giovane maestra
di quelle, come dire,
che crede nel mestiere;
stasera però qualcosa non gira
le trema anche il bicchiere
non sono i funerali
al Duomo o il Cavaliere,
qualcosa che l’ansima, tipo
“sottile dispiacere”.
Si chiede se anche stanotte
l’aspetta il sogno della maestra,
di lei scolara ignara
dimentica dei compitini.
Punizione: la morte.
Ma prima la palestra,
la palla avvelenata
come ultimo premio.
Ecco i rivali
tutti i suoi cari
messi a quadrato
a lapidarla d’assedio.
Per il gran finale si va a teatro
sola sul palco muta
il pubblico della sua vita
attende la battuta
per la gloria infinita:
lei cerca le parole
non ricorda le prove
striscia il dubbio (che non esista)
“ma se tutto è finzione
se è soltanto una festa…”
mentre la vecchia maestra
senza essere vista
le si avvicina,
le spara alla testa.
Notte italiana, adesso che succede?
(Chi ancora crede, e chi sceglie l’erede?)
E perché scrivere, chiede chi scrive
alla finestra – alla solita sera.
Qualcuno che spegne la luce
che sparisce dai palazzi nascosti
città di notte, costi quel che costi,
parlagli a questi, dagli una voce.
Solo tram invece, ferro su ferro
barboni con la vita bassa
ricontano la famiglia sparita:
mamà y papà, Marisol, el perro.
Qual è la vostra strada?
Sapere come si fa, e non farlo
dare quei nomi alle cose di nervi,
speculare, mettersi in teca
tenersi a bada, poi perdersi
nel corpo umano (“mi fa male qua”)
nel piano buio, porte di servizio
per la solita strada cieca,
oppure correre all’altra domanda.
Ogni nuova idea un nuovo tarlo,
l’esaurimento, la vita dei servi,
girare a vuoto senza una meta
come un pianeta con due soli
uno che si mostra, e l’altro che accieca.
#1 PLASTICA
Da quando abbiamo iniziato a usarla, negli anni Sessanta, la produzione di plastica è aumentata di circa 30 volte. Oggi ne vengono prodotte 430 milioni di tonnellate all’anno, ovvero più della biomassa totale di tutti gli 8 miliardi di esseri umani.
Se non si interviene, il fenomeno continua ad accelerare: il consumo di plastica è destinato quasi a raddoppiare entro il 2050. In realtà c’è qualche speranza. A Parigi è stato redatto un nuovo “Trattato globale delle Nazioni Unite per porre fine all'inquinamento da plastica”. Dei quasi 180 stati presenti ai colloqui, 135 chiedono regole globali vincolanti (piuttosto di un accordo volontario, a discrezione dei singoli). L'ONU sostiene che l’attuazione di questi accordi potrebbe ridurre la produzione dell’80% entro il 2040. Mettere fine alla produzione di plastica monouso potrebbe essere un successo diplomatico globale simile a quello che ha chiuso il buco dell’ozono, secondo Geoffrey Lean, sul Guardian.
#2 MARCIA
Qualche mese fa l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato un nuovo rapporto che illustra la situazione emissiva italiana: “Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari". Il blog collettivo Climalteranti – che da ormai quindici anni raccoglie contributi tecnici e divulgativi di climatologi e studiosi di clima – ha studiato i dati del report. Abbiamo recuperato l’articolo solo in questi giorni, lo rilanciamo qui perché pensiamo valga la pena leggerlo: “Con le politiche approvate fino a fine 2021, si prevede per l’Italia al 2030 una riduzione delle emissioni pari a meno della metà di quanto richiesto a livello europeo”. Sul sito trovate un’analisi dettagliata di tutto. Se nel frattempo avete fretta potete iniziare dalle conclusioni: “È necessario cambiare marcia. Se si esaminano i numeri contenuti in questo rapporto dell’ISPRA emerge in modo chiaro come per fare i “compiti a casa” dell’Accordo di Parigi e della Legge Europa sul Clima, l’Italia dovrà aumentare – e di molto – il suo impegno e le sue politiche per ottenere riduzioni di gas climalteranti, in un tempo molto rapido: i prossimi 7 anni”.
#3 EVENTI D’ESTATE
Il 29 giugno alle 19 apriamo LITHA, la festa d'inizio estate organizzata dalla Libreria del Convegno di Milano, a via Lomellina 35. Sarà, da programma, una serata di chiacchiere, musica e bevute. Il tema è: “Sopravvivere al presente”, e la serata inizierà con una presentazione di MEDUSA. Storie della fine del mondo (per come lo conosciamo). Siamo contenti che, dopo quasi due anni dalla pubblicazione, il libro continui a girare. Questa volta a tenerlo vivo assieme a noi ci sarà Elena Viale, scrittrice, editor e autrice video. Qui il programma completo.
Il giorno prima, il 28 giugno, sempre alle 19, Nicolò sarà invece alla libreria Gogol, sempre a Milano, con Giulia Cavaliere, Ivan Carozzi e Antonio Moresco. Parlerà del racconto che abbiamo scritto insieme come MEDUSA per Che traccia hai scelto, l’antologia curata da Ivan Carozzi di cui vi dicevamo nell’ultimo numero: un gioco con la memoria in cui un’ideale “classe di autrici e autori molto eterogenea” torna a cimentarsi con la prima prova dell’esame di maturità.
La diga di Kakhovka, sul fiume Dnieper, nel sud dell'Ucraina, è crollata la mattina del 6 giugno 2023 dopo 68 anni. La zona è sotto il controllo russo.
Il bacino della diga si estendeva per circa 2.000 chilometri quadrati.
Conteneva 19 chilometri cubi di acqua.
L’inondazione ha sfollato per ora più di 20.000 persone uccidendone 17.
Una catastrofe ancora senza rivendicazione esplicita, che colpisce l’agricoltura, le città, la fauna: 700.000 persone sono a corto di acqua, quasi 160.000 animali e 20.000 uccelli sono in pericolo secondo le autorità ucraine.
Al momento dell’invio di questa newsletter, nell’aria danzano 423,98 ppm (parti per milione) di CO2.