MORBIDA
di MEDUSA. In questo numero leggerete di Fruttero&Lucentini, di brigatisti e neve nera, del papa elettronico e di specchi grandi come il mondo.
Benvenuti, questo è il numero centosessantadue di MEDUSA, una newsletter a cura di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi – in collaborazione con Not.
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In questo numero leggerete di Fruttero&Lucentini, di brigatisti e neve nera, del papa elettronico e di specchi grandi come il mondo.
#1 I FERRI DEL MESTIERE
“Tra le fredde e infallibili macchine, tra le lineari città modello, tra i cristallini laboratori e le inequivocabili gerarchie che inquadrano il nostro mondo finalmente senza ombre, si aggirano i nuovi mostri della fantascienza”.
Così si chiude un articolo di Fruttero&Lucentini che inizia citando una storia di fantasmi, c’è tutto dentro, ci sono i fantasmi e le catene, solo che è di Plinio il Vecchio. E il loro articolo è del 1960.
In un racconto incluso nello stesso volume dell’articolo (I ferri del mestiere) siamo condannati all’eterno ritorno, alla ciclicità della storia. Nel racconto (“L’affare Herzog”) la fine dell’umanità non coincide con un punto, una bomba atomica, con LA FINE; l’Apocalisse è uno specchio.
E cioè come dopo una pandemia le persone decidono di ripartire dalla terra, dal primitivismo e dal collettivismo, abbandonando falsi ideali e cattive abitudini. Peccato che – come le promesse dell’anno solare – le buone intenzioni iniziano a squamarsi, le nuove società primitive del bosco si inventano le armi, spuntano delle monete d’oro zecchino, eccetera eccetera… È la storia circolare, come quella del discorso intorno alla fantascienza che gira e rigira da quasi un secolo, su cui anche noi abbiamo riversato le nostre paturnie. Un discorso che perseguitava Fruttero&Lucentini, curatori per decenni di Urania, la collana Mondadori che coincide con la fantascienza in Italia. A ogni stranezza gli suonavano il campanello, microfoni spianati: durante l’allunaggio, per dire, la RAI li interroga sull’avvenimento di fronte a milioni di italiani.
Il campo di opinione si divide, per pigrizia binaria, in due schieramenti: invece di integrati e apocalittici, F&L propongono i sognatori e i meditanti. I primi amano la Space Opera (Star Wars), i secondi la fantascienza speculativa (Dick, Ballard ecc). Schieramenti che oggi sopravvivono, anzi, prosperano: commercialmente (Star Wars, Dune, ma anche Il problema dei tre corpi) e reputazionalmente (l’offerta di Not, i ripescaggi stile Castelvecchi, certi territori nel mondo dell’arte).
Da una parte l’evasione, la fuga fantastica, dall’altra l’ansia paranoica, la via mistica.
Questa distinzione, F&L la formulano nel 1978. Un anno particolare. Colpisce un passaggio sul terrorismo interno di quegli anni, citato in mezzo ad altre catastrofi, “terrorismo cui molti fans” scrivono F&L “prestano un significato in ultima analisi fantascientifico”. Forse anche gli stessi brigatisti?
No, però leggevano volentieri gli Urania. Nel covo di via Montenevoso (autunno 1978), dove da qualche mese venivano nascoste le memorie di Aldo Moro, tra i Buscopan e le Cibalgine e le parrucche e i documenti falsi, dovevano esserci anche diversi Urania, anche se mancano nei verbali successivi all’irruzione.
Nel suo memoir Anna Laura Braghetti scrive che alcuni dirigenti BR erano molto affezionati alla collana. Braghetti, una dei carcerieri di Moro (primavera 1978), racconta che il prigioniero nei primi giorni dietro l’armadio aveva lamentato l’assenza di letture. È lei che il giorno dopo, durante la pausa pranzo – lavorava ancora in ufficio – passa in edicola per comprare qualche Urania, abituata a vederli in giro per casa. Probabilmente ci trova I vampiri dello spazio, pubblicato il 12 marzo di quell’anno.
In mezzo alle prime pagine e agli appelli del Papa, si mescolava questa quarta di copertina:
Autore di una vasta Enciclopedia del crimine e studioso del soprannaturale e dell'occulto, Colin Wilson non poteva mancare prima o poi all'appuntamento con la fantascienza. Ma se l'inizio è tradizionale, se il primo personaggio a entrare in scena è un'astronave immensa e deserta, una cattedrale volante trovata in orbita nella fascia asteroidale, ben presto la storia prende una piega sinistra, ricca di morbose e agghiaccianti sfumature. Cadaveri che si ridestano, vittime che si gettano affascinate in braccio alla morte, orride sostituzioni di persona, efferati delitti, e una caccia sempre più affannosa alla creatura (ma è soltanto una?) che uccide e distrugge senza pietà per tutta l'Inghilterra. La soluzione sarà insieme spaziale e vampiristica, combinerà felicemente le emozioni classiche della fantascienza con i sudori glaciali della fantasy.
Il numero successivo, uscito a fine marzo, si intitolava Il dilemma di Benedetto XVI. Mancavano trent’anni a Ratzinger. “Nel 1974 l'idea che un futuro Conclave potesse eleggere Papa un computer parve offensiva. Ma da allora sono passati quattro anni, durante i quali un pubblico sempre più vasto s'è familiarizzato con gli sconcertanti paradossi della fantascienza. Il dilemma di Benedetto XVI non è che un altro di questi paradossi. Crediamo dunque, nel 1978, di poterlo presentare senza il rischio di offendere minimamente nessuno”.
P.S.
Anche le opinioni sono un campo di battaglia, e può essere interessante segnalare un altro punto di vista sul lavoro decennale di F&L, quello di Valerio Evangelisti, secondo il quale i due non avrebbero nobilitato la fantascienza in Italia, ma ne sarebbero stati addirittura “i boia”.
#2 LA NEVE NERA DI MARTE
Su Marte ci sono le stagioni. D’inverno le temperature scendono dai -25 circa ai -125 gradi Celsius. E su Marte nevica, neve che sublima prima di toccare il suolo. Non si è ancora riusciti a cogliere una nevicata in flagrante: la vista dei satelliti orbitanti è offuscata dalle nuvole marziane, e i rover che sono stati spediti sul pianeta non possono sopravvivere al freddo dei poli.
Eppure la neve scende, anche se non la vediamo.
Su Marte poi c’è questa stranezza: si forma il ghiaccio di anidride carbonica, noto sul nostro pianeta come ghiaccio secco. I suoi minuscoli fiocchi (più sottili di un capello) sono a forma di cubo.
Neve nera su Marte, sembra un Urania.
In campagna i bambini piccoli, i figli dei contadini succedeva che venissero piazzati sulle coperte in mezzo all’aia. E lì restavano, l’alternativa era tagliarsi i piedi: la coperta era la baby sitter. Nel 1969 degli esseri umani hanno camminato sulla Luna, nel 2024 parliamo di neve marziana. I confini del Sistema Solare distano circa 14.959.787.070 chilometri, resteremo per sempre sulla coperta. La coperta è morbida e colorata.
#3 PARSEC
Sabato 22 giugno saremo a Bologna (entrambi nello spirito, Nicolò anche nel corpo) invitati a parlare del nostro progetto a Terrapolis, il festival di Parsec.
Parsec è un collettivo fondato da curatrici, artiste, storiche dell’arte, operatrici del settore culturale e della comunicazione che sentono l’urgenza di parlare di arte, convinte del suo valore sociale e del ruolo che riveste nell’immaginazione del presente.
Terrapolis propone una varietà di pratiche performative e sonore, arricchite da momenti di discussione collettiva: al centro, un’indagine intorno all’estetica ecologica contemporanea.
Ecco il programma:
Ore 13 – Pranzo comunitario a cura di Pasto Nomade
Prenota il pranzo! https://forms.gle/u7qQwSRuw2Uu5SV86
Ore 15:30 – everything’s coming together while everything’s falling apart presentazione Terrapolis e Fanzine
Ore 16:30 – Come raccontare il cambiamento climatico
Nicolò Porcelluzzi (MEDUSA newsletter) e Enrico Pitzianti (Non Scaldiamoci newsletter)
ore 18:00 – Chloride / Carolina Fanti
ore 18:30 – No Landscape / Abgott project
Ore 19 - Returning to the party after a good cry / Caterina Gobbi
Ore 20 – live / Elsa Hewitt
Ore 21 – djset / Trascendanza
Un anno luce è pari a 9.460.730.472.580,8 chilometri.
Un anno luce è pari a 63.241 Unità Astronomiche.
Un anno luce è pari a 0,3 Parsec.
Al momento dell’invio di questa newsletter, nell’aria danzano 427,44 ppm (parti per milione) di CO2.